Raddrizziamo la schiena

Oggi sul bagnasciuga i miei figli si sono messi a giocare con una bambina tedesca, e io ho fatto due chiacchiere con suo papà. Gli ho detto che l’Italia è un paese meraviglioso, ma purtroppo corrotto. Gli italiani lo sanno, non se ne scandalizzano, tollerano.

Al di là del valore del singolo candidato, qui in Veneto ha stravinto un Zaia pochi mesi dopo lo scandalo Chisso: stiamo parlando di strade e sanità, due settori che praticamente fanno l’intero bilancio regionale: evidentemente non avevamo un’alternativa migliore.

Da diversi mesi ormai uno degli argomenti più frequenti su stampa e televisioni nazionali è quello di Mafia Capitale. Io credo che chi stava nelle cooperative romane attorno a Buzzi sia stato spesso animato da alti ideali lavorando a molte attività socialmente utili… Ma ciò che di Roma ha maggiormente scandalizzato è che attraverso il terzo settore sono stati distribuiti “aiuti” a chi a questo sistema era “vicino” e lo supportava… a Roma era la “vicinanza” ad essere determinante: ecco l’Italia che non mi piace, che non mi piace per i miei figli, che non voglio per i miei figli, ai quali non insegnerò mai ad ottenere nulla grazie alla “vicinanza”, e anzi a combattere questa malattia che è storpiante di una società sana.

Mi è rimasta impressa una frase, un’accusa lanciata durante i primi giorni dello scandalo; suonava più o meno così: dov’era la politica? In un sistema democratico come il nostro qualcuno avrebbe dovuto controllare, e denunciare. Dov’erano i consiglieri comunali di minoranza? Sì, proprio questo mi colpì: dov’erano i consiglieri comunali?

Mi colpì perchè sono un consigliere comunale, e quell’accusa è sacrosanta, ed importante: la legge stabilisce che ogni consigliere comunale – di minoranza o di maggioranza – abbia due funzioni, tra le quali una è quella del controllo: è un dovere preciso, supportato da strumenti quali la possibilità di ottenere atti dall’amministrazione, e a fronte del quale esiste una responsabilità addirittura penale.

E’ un dovere anzitutto etico: un rappresentante dei cittadini deve essere il primo a verificare che le cose funzionino come devono.

Da quando faccio il consigliere qui a Sovizzo mi sono occupato per la gran parte del tempo di altro, ma non ho potuto non rendermi conto di un problema che per essere detto non ha bisogno di metafore: un gruppo che detiene un potere politico non può usarlo per girare risorse della sua amministrazione a sé stesso. Immaginiamo il Pd al governo che gira allo stesso Pd le risorse per gestire una fetta del sociale in Italia, al di fuori dei criteri e delle procedure certe e controllabili del pubblico. Ma c’è qui, evidente ed immediata, la seconda distorsione: non solo ovviamente non ci si può girare in privato i soldi della comunità (indipendentemente da cosa si fa con questi soldi). Ciò che non si può fare è terziarizzare a sé stessi, in versione privati, una parte importante di un settore cruciale come il sociale all’esterno della macchina amministrativa.

Chi vuole mandare un figlio al doposcuola, a chi si deve rivolgere? Al Comune o allo Sportello di Coordinamento delle Attività Sociali? Ricordo che al di là del nome (decisamente strano per un’associazione privata) lo “Sportello” non è un’appendice della nostra macchina amministrativa: è un’associazione privata che fa capo ad alcuni esponenti di rilievo del gruppo che amministra il Comune ormai al terzo mandato: l’Arca. Lo Sportello si occupa di terza età, di lavoro, di stranieri, di giovani, di verde pubblico e altro… Tra i servizi dello Sportello elencati dalla signora Miola (che ho visto tre o quattro volte una decina d’anni fa, per cui non conosco) c’è ad esempio “il pagamento delle bollette per chi si trova in cattive acque”. Per cui cerchiamo di capire: per questo tipo di supporto bisogna rivolgersi alla signora Lucilla De Nale, co-referente dello Sportello insieme alla sig.ra Miola, o dobbiamo andare da suo marito, Armano Bolzon, l’assessore al sociale (e alle associazioni) del Comune? Quel Comune che continua ad aumentare le tasse (anche per i meno abbienti) avendo girato però quei 270.000€ allo Sportello, che decide poi i destinatari del “pagamento delle bollette per chi si trova in cattive acque”… Come si fa non dico a denunciare, ma quanto meno a non sostenere la reiterazione quotidiana di tutto questo?

Il punto non è se le persone che stanno dentro o attorno all’Arca come volontari sono brave e generose, o se lo Sportello fa cose più o meno buone. Al di là del fatto che il sistema delle associazioni esisteva prima della “mutazione” dell’Arca e sia chiaro – non sparirà quando sparirà l’Arca – è cosa ovvia che anche io sia grato ai volontari del loro impegno. Il problema non sono ovviamente i volontari e il mondo delle associazioni: è il sistema che è sbagliato. Ritengo per fare un altro esempio molto poco sano che questa associazione – definita dalla stessa signora Miola “fiore all’occhiello” dell’Arca – coordini in ulteriori progetti finanziati “molte altre associazioni di Sovizzo”.

Quale soluzione? La questione è semplicissima: o l’Arca fa sociale, oppure l’Arca fa politica. E tra le due cose ci sia una partizione netta. Non c’è spazio per commistioni e ambiguità se si vuole preservare la propria integrità.

Dovrebbe chiederlo, o pretenderlo la nostra società civile, recuperando la propria responsabilità. La storia ci dimostra come la responsabilità morale di ogni individuo non scompare, né si sfuma nelle responsabilità di un popolo o di una comunità. L’assenza della partizione che invoco determina una potenziale continua ricattabilità di tutti i destinatari di quelle attività sociali da parte di quella parte politica. Il messaggio che non si può far passare è: tu ottieni questo servizio non già dal Comune, ma direttamente dalla fazione politica che amministra oggi il Comune. Poco più di un anno fa distribuivo le pagelle di una terza media di Sovizzo: apro la prima pagella e dentro c’era la promozione delle attività estive dello Sportello… Dove finisce il Comune di Sovizzo e dove comincia l’Arca? Io non conosco altro comune con una situazione simile. Ed è questo il punto cruciale, la condizione di commistione pericolosissima che va a danno, prima di tutti, degli stessi volontari. Il volontariato NON DEVE essere sporcato da queste cose.

Io ritengo che la storia stia chiedendo a noi italiani di cambiare strada: schiacciati tra la vigorosa ‘Deutschland uber alles’ in versione europea e la pericolosa cultura integralista musulmana la nostra mancata integrità è una gravissima debolezza.

Ma non è questo il motivo per cui credo dobbiamo raddrizzare la schiena; la nostra domanda piuttosto è: “In quale Sovizzo vogliamo vivere?” Nella Sovizzo di oggi siamo scivolati dentro quasi senza accorgercene, ma seppur divisi tra imbarazzati e scandalizzati, io credo che quasi tutti i sovizzesi siano uniti dal fatto di subire sostanzialmente questa realtà.

Sovizzo non sono le nostre strade, qualche collina o i campanili: ognuno di noi è un pezzo di Sovizzo, con una precisa collocazione, ed essendo persone, e non campanili, abbiamo ognuno di noi un potere spesso molto più grande di quello che pensiamo: e allora, quale Sovizzo vogliamo essere?

Manuel Gazzola

Sovizzo Post, 11 Luglio 2015

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