Cuore o droghe,
chi di voi mi spinge oltre i miei limiti,
chi di voi mi fa perdere il controllo
e mi spinge quasi al punto del crollo
sfidando la mia forza.
Ho una scorza dura
e non mi fa paura andare oltre
scendendo nel fiume
e c’è una coltre di nebbia
che nasconde ciò che mi spinge.
Sono sabbia
che scivola mite,
sono partite le mie decisioni di prima,
e il tempo si mangia vorace l’agenda.
Qualsiasi programma fa rima con panna
montata,
mangiata
dal nuovo imprevisto
che è un sabotatore, l’ho visto!
Ma non mi ribello,
e forse c’è un bello
nel caos più completo.
Va bene: non discuto,
mi attengo al progetto.
O forse mi sbaglio
e non sono protetto
da una mancanza di petto,
di testa e di braccio,
e taccio e nascondo che vado verso il fondo.
Non fluttuo,
mi illudo,
affondo nel crudo
fondale melmoso
del son generoso,
al punto di perdermi
e avanzare alla cieca.
Non serve una mèta per questo discorso.
Non voglio risposte:
va bene anche il forse
per un giorno fluttuante
nel caos avvolgente.