Highlands

Domani gli scozzesi votano per la loro indipendenza.  Se gli inglesi si fanno sentire qua in Italia posso immaginare lassù nelle Highlands…

Eravamo giunti alle vacanze di pasqua, che là duravano un mese, nella seconda parte del nostro Erasmus a Leicester.

Nella biblioteca della De Montfort University abbiamo cercato tutti i libri esistenti sui Pict: archeologia, storia, letteratura, mitologia… abbiamo riempito gli anfratti della mitiga golf rossa e siamo partiti verso nord sulle tracce delle origini della Scozia, dormendo in macchina (grazie Eva) e ogni quattro giorni in un ostello indipendente.  Una volta, mi pare di ricordare, eravamo in un castello, o qualcosa del genere…

Castelli sulla costa.  Villaggi di pescatori e castelli.

Scogliere alte.  Mare, molto mare.   Isole.  Fiordi.  Un mare nordico, aperto, oceanico, che sei vai verso nord vai verso il polo.

Odore di mare.  Onde che si infrangono.

Gabbiani, molti, nel cielo spazzato dal vento come le alte erbe dell’interno.

Erba alta e vento forte.

Una natura fiera, schietta come questo popolo che negli occhi e nel cuore ce l’ha l’indipendenza e che spero se la voti, per loro e per il mondo.  Questo mondo di Assange e Snowden, questo mondo unificato e controllato… che vincano gli eroi di Braveheart, che vincano i kilt e le facce dipinte di azzurro dell’antico popolo dei Pict, di là dal vallo di Adriano.

Che esistano ancora loro, selvaggiamente indipendenti.

Che vinca il cuore e non il cervello, che vinca la libertà sui soldi, che vinca la terra dei clan più eroici, che suoni alta la cornamusa, si odano le risate grasse e scorrano fiumi di birra sulla storia.

Che le Highlands del mondo siano libere.

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