Che la mia giornata sia pazza e imprevedibile
come una gitana,
seguendo l’aquilone del mio spirito,
e non uno schedario rigido e opprimente.
La mia mente lavora con efficienza,
vive dell’essenza,
cerca l’amore
è il mio cuore che vive!
Che batte e vuole farsi sentire.
Voglio liberarlo dal tempo dell’uomo,
e i colori risplendano
dell’istinto improvviso
e pazzo del non previsto.
Libererò la mia giornata
dalle catene che io stesso ho stretto alle caviglie
per l’ansia di non essere il migliore,
di non riuscire
in ciò che ho detto,
per non deludere,
per meritare rispetto,
per un progetto
che così diventa stretto.
Lo ammetto vostro onore:
sono io il carceriere
e non chiedo la grazia,
ma non devo neppure pagare!
Perchè l’ho già fatto.
Ora mi alzo da questa sedia
e sfido me stesso,
danza con la tua ferita,
ma danza
essendo il cavaliere,
e non la dama,
e girando guarda in alto
nell’azzurro.
L’aquilone che si libra,
sei tu
in un’altra vita,
ma è una vita
in fondo a un filo
che tieni tu nella tua mano,
e se riavvolgi piano piano,
puoi mollare giù il tuo peso
e librarti fino in volo.