Piccoli,
fragili,
teneri,
sempre in movimento
e immobili,
sempre scappando.
Cuccioli,
impauriti dal dolore,
impauriti dal nuovo,
impauriti da uno sparo lontano.
Giù nella tana,
su le orecchie,
non pensare,
non pensare,
corri che fa meno male.
Corri coniglio,
scava un altro nascondiglio,
nel tuo cuore che è un labirinto
ti ci perdi e sembra finto.
Tanto hai eroso nel profondo
e sei sceso cosi in fondo
che non sai più dove sei.
Sai che corri perché forse
ti rincorre ciò che sai,
ciò che sei,
che non vuoi
fino al castello del mago di Oz,
che è il giorno del silenzio.
Del respiro più profondo,
del sapere che eccoti qua:
sei quello che sei
e non c’è niente che non va.
Che sei un Dio e un animale
e per fortuna che c’è il mago di Oz
che ti guida per questa spirale,
che ti fa leggere tutte le carte.
E non deve essere così umiliante!
Che sei solo un uomo,
sei meno di niente,
ma chetti credi,
che sei il mago di Oz?
Deve essere bello e divertente,
da riderci sopra
ed una gioia
da che è sorprendente.
Se no ci pensi,
che deludente
qualunque viaggio,
se poi non succede niente?
Per questo,
coniglio,
smetti di correre
e abbi un po’ di fede
che te lo dice il mago di Oz.